martedì 7 ottobre 2008

Avvenne di notte

Non è vero che tutte le notti sono uguali, a prescindere; alcune iniziano con un tramonto che porta già in sé i segni di ciò che sta per accadere. Non era passato molto tempo dacchè i Cavalieri di Malta, dei quali avevo l'onore e l'onere del comando, avevano giurato fedeltà all'Ordine e ricevuto i primi riconoscimenti quando il Consiglio decise di riunirsi.

Le adunanze mettevano insieme gli Owners di tutti i gruppi, quasi venti, che frequentavano quelle lande, riuniti in alleanze o divisi da odi antichi e feroci: vari Ordini cavallereschi di allineamento positivo, ai quali appartenevamo a quell'epoca, Maghi, Vampiri, Elfi, Valchirie e molti altri.

In occasione delle riunioni del Consiglio tutte le battaglie venivano sospese e, mentre il rappresentante supremo di ogni gruppo partecipava all'assemblea presieduta dalla Regina, tutti i guerrieri si trovavano nelle rispettive sedi ad attendere le novità e a ricordare i momenti più gloriosi della propria storia, ingigantendoli e vantandosene aiutati da grandi libagioni che inducevano tutti, uomini e donne, al buon umore ed alla speranza per il futuro.

Fu proprio in una notte simile, in un momento in cui speranza e apprensione si mischiano, che tutto avvenne rapidamente: un'offesa improvvisa, feroce e volgare, indirizzata verso il nostro Owner rimbalzò come una saetta dalle austere e fredde sale del Consiglio alle stanze del Castello dove noi Cavalieri eravamo riuniti. Alla meravigliata incredulità iniziale subentrò, lenta ma inesorabile, la consapevolezza che non si trattava di un eccesso mal temperato ma, piuttosto, del palesarsi di una congiura contro l'Ordine Crociato.

Tante sono le cose che si possono fare in casi come questi, tante quanti sono i pensieri che subito riempiono la mente. Di tante, purtroppo, non ne scegliemmo una soltanto e quella diventò la notte della divisione, ogni testa fece da tribunale e l'unità dei quattro gruppi si rivelò soltanto una vana illusione. Ciascuno fu lasciato libero di fare ciò che cuore e ragione gli suggerivano ma, come sovente accade in casi simili, la ragione dei singoli non compone quella del gruppo.

Il risultato fu che alcuni Cavalieri, indignati dall'accaduto e convinti che non vi fosse speranza di vittoria contro una corruzione talmente diffusa, presero armi e bagagli e seguirono il loro Owner alla ricerca di una nuova terra ed io fui tra questi; alcuni Cavalieri, animati da desiderio di rivincita e di riscossa, decisero di rimanere e di giocare il ruolo che il destino aveva loro riservato nelle terre che da sempre avevano amato; altri Cavalieri decisero di confluire in altri gruppi o di fondarne di nuovi, pur di rimanere in quella che sentivano casa loro; altri, infine, se ne andarono raminghi.

Il resto è un'altra storia o, meglio, tante storie, ciascuna delle quali meriterebbe di essere raccontata e non escludo di farlo in futuro, naturalmente per la parte che conosco; tuttavia sarò ben lieto di ospitare in queste pagine il contributo storico di coloro i quali fecero una scelta diversa dalla mia e che vorranno raccontarci che ne è stato del loro futuro.

Di una cosa porto ferma convinzione: che chiunque tra noi, anche coloro i quali andarono via sbattendo la porta, rechi con sé il fascino e la magia di quei tempi gloriosi e la nostalgia dei vecchi compagni, ché anche quella fu la nostra vita, per quanto a volte ci sembri talmente lontana da pensare di averla vissuta davvero in un'altra epoca.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...veramente affascinante...
Margy

Anonimo ha detto...

Coinvolgente